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Il respiro dell’isola, un romanzo al femminile

Un anno fa pubblicavamo il romanzo Il respiro dell’isola, di Giovanna Pandolfelli, una storia che abbiamo sentito fin da subito nostra per l’ambientazione siciliana ma, al tempo stesso, anche per il carattere di universalità dei suoi personaggi e, soprattutto, dei loro valori.

Appena una settimana dopo, purtroppo, tutto chiudeva ed entravamo in quel lockdown totale che ci avrebbe impedito di organizzare presentazioni ed eventi in presenza.

Vogliamo sfruttare questo spazio per raccontarvi il libro a parole nostre e spiegarvi perché lo abbiamo adorato!


L'autrice

Giovanna Pandolfelli ha alle spalle una storia molto interessante: nata a Roma, a 23 anni parte per la Germania, attirata dalla lingua e qui vive alcuni anni, per trasferirsi poi a Lussemburgo, dove sono nati i suoi due figli e dove attualmente vive

Da tempo dirige la Società Dante Alighieri Lussemburgo e ha fondato una scuola complementare di italiano per bambini (Italobimbi) per rispondere alle esigenze di bambini che, con parole sue, “sono italo-qualcosa”.

Giovanna è molto interessata al tema dell’inclusione e ha deciso di renderlo elemento centrale del suo libro

L’isola, infatti,  scenario delle vicende, continuamente sottintesa anche se mai nominata esplicitamente, è Lampedusa, attrice invisibile, simbolo di una dimensione universale.

Angela e Adele

Protagoniste del libro sono due donne molto diverse tra loro.

Angela è un medico e madre single, con un “pedi sciancatu”, una malformazione di una gamba, più corta rispetto all’altra. Si tratta di una invalidità, certo, ma è anche quello che le ha permesso di conquistare l’indipendenza in un contesto retrogrado e maschilista: è stata la paura che non trovasse un marito a spingere i genitori a pagarle gli studi.

La figlia Maria Sole è una bambina nera, adottata dalla donna in seguito a uno sbarco e sulla cui madre biologica non sappiamo molto.

"Ad Angela quella vocina squillante riempiva il cuore di luce e calore, per questo aveva voluto chiamarla Mariasole, un nome che portava con sé tutto il suo mondo di cielo e di mare, di colori e di nido. Anzi, in verità, avrebbe voluto darle soltanto il nome Sole, ma il parroco di allora, don Carmelo, si era opposto: doveva esserci un nome cristiano accanto, Sole era pagano proprio come le origini della bambina, aveva sentenziato."

Adele è l'amica di infanzia di Angela, una donna pratica e cinica di cui fin da subito però vediamo piccole contraddizioni, prima fra tutte l’aver sposato uno di quei “clandestini” verso cui è tanto diffidente. Volitiva, caparbia, nel corso del romanzo vediamo tutta la sua capacità di inventiva nel cercare di cambiare vita, fino alla scoperta che, forse, tutto ciò che cerca è già lì, su quell’isola.

Non va dimenticata una terza protagonista: Amina, una giovane donna africana il cui sbarco sull'isola cambia per sempre la vita di Angela.


Un romanzo su tre piani

Il romanzo si divide in tre parti, ciascuna delle quali ci mostra Angela e Adele in momenti diversi: al presente all’inizio, durante la loro infanzia e giovinezza nella seconda parte, qualche anno prima nell’ultima.

Sullo sfondo, rimane  un’isola che sembra essere una madre per i suoi abitanti, un punto di riferimento che non riescono ad abbandonare e che costituisce un porto sicuro, l’unico possibile. 

D’altra parte, per i migranti/clandestini essa è speranza di un futuro migliore, di un nido che li accolga. 

È dunque lei la vera protagonista, che con i suoi paesaggi selvaggi, le grotte, i faraglioni, il mare e il sole attira a sé e lascia un’impronta che non può essere dimenticata.

l temi della diversità, dell’inclusione, dell’accettazione dell’altro, del diverso da sé pervadono tutto il romanzo e si presentano più volte in carne e ossa: in Angela, che ha vissuto sulla sua pelle il rifiuto e che ha saputo prendere in mano la propria vita, in Adele, che ha sposato uno "straniero", in Mariasole, che ha avuto una seconda occasione.

"In spiaggia, finalmente si liberò delle scarpe ortopediche e prese a camminare a piedi nudi, favorita dall’irregolarità del terreno. Qui la gamba offesa era pari a quella sana e giusta. Chi diceva poi che fosse quella la gamba di lunghezza e proporzioni corrette e non l’altra più corta? Perché non era l’altra troppo lunga? Chi stabiliva cosa fosse normale, retto, regolare e cosa invece non lo era?"

Per info sul libro:

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