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La Teofania di Piana degli albanesi: un'epifania arbëreshë

Una colomba che vola, ricchi vestiti ricamati, arance benedette... a Piana degli albanesi il 6 gennaio si celebra il battesimo di Cristo. Scopriamo come.

battesimo cristo piero della francesca


La giornata dell'epifania coincide con una festa molto sentita a Piana degli albanesi, piccola cittadina dell’entroterra siciliano, in provincia di Palermo.

Si tratta della Teofania, dal greco Θεοφάνεια, composto di Θεο( "dio") e φάινειν ("manifestarsi") che indica la manifestazione di Dio, in particolare durante il battesimo di Cristo.

Ciò che la caratterizza è il rito bizantino che, grazie alla tenacia delle istituzioni religiose, è rimasto immutato nel corso dei secoli, così come trasmesso dalla Chiesa dei tempi di Giustiniano.

Il mantenimento di una tradizione dalle radici così lontane nel tempo e nello spazio è sorprendente se si pensa alla storia della città: le sue origini, infatti, vanno fatte risalire alla fine del XV secolo quando, in seguito all'invasione della penisola balcanica da parte dei turchi-ottomani, numerosi gruppi di profughi albanesi cercarono rifugio nelle vicine coste dell'Italia meridionale. Gli Arbëreshë o albanesi di Piana degli Albanesi, in particolare, riuscirono a raggiungere la Sicilia intorno al 1485. 

lago piana abanesi leggenda fondazione città


Esuli dalla loro terra, i nuovi abitanti portarono con sé i loro usi e tradizioni: anzitutto la lingua arbëreshe - dall’idioma Arbëria, che è il nome che definisce la loro "nazione" sparsa nell'Italia meridionale - e il culto cristiano orientale.

Queste tradizioni influenzano profondamente la celebrazione della giornata del 6 gennaio. 

Dopo la messa nella cattedrale di San Demetrio, i rappresentanti dell'Eparchia, e cioè il vescovo e i papas, si dirigono in processione verso la fontana dei "Tre cannoli" nella piazza principale del paese. Qui, sulle note di "Në Jordan" (Nel Giordano) rievocano il battesimo di Cristo, quando, secondo i vangeli, uscendo dall'acqua Gesù vide i cieli aprirsi e lo Spirito Santo scendere su di lui sotto forma di colomba, mentre una voce dal cielo lo riconosceva come proprio figlio.

Ricordando l’episodio, l’Eparca immerge nell’acqua della fontana per tre volte la croce, reggendo con l’altra mano il candelabro a tre ceri (il tricherio) e un rametto di ruta

Alla fine della cerimonia una simbolica colomba bianca viene fatta volare dal tetto della vicina chiesa della Santissima Maria Odigitria.

piana albanesi madonna odigitria leggenda

Questa chiesa è molto importante per via del culto dell'omonima Madonna, il cui nome deriva dal greco bizantino Oδηγήτρια, composto di ὁδός (“via”) e ἄγω, ἡγέομαι (“condurre”, “guidare”) che significa "colei che indica la via", come suggeriscono anche le sue raffigurazioni con l'indice della mano destra alzato.

A lei è legata una leggenda sulla fondazione della città.

Secondo la tradizione, infatti, un gruppo di esuli albanesi avrebbe portato dal loro paese natale un quadro della Madonna. Lasciatolo temporaneamente su un sasso, per riposarsi dal lungo cammino, il quadro avrebbe lasciato la sua impronta sulla roccia, segnale che sarebbe stato interpretato come una chiara benedizione della Madonna all'occupazione dei luoghi ai piedi del monte Pizzuta.

La concessione ufficiale fu sancita nel 1488, e i lavori di costruzione del centro, così come della chiesa dedicata alla madonna, poterono così iniziare.

Durante le Divine liturgie e le funzioni solenni, ma anche in particolari feste di famiglia, come matrimoni e battesimi, non possono mancare i costumi tradizionali albanesi, riccamente ricamati. Quelli femminili sono costituiti da una larga sottana ricamata, con nastri di seta, una cintura d'argento alla vita, la cuffia e il velo.

costumi tradizionali donne piana albanesi


Così vestiti, quindi, durante la festa della Teofania, ragazzi e ragazze fedeli accompagnano l’eparca nella sua marcia verso la fontana.

Alla fine del rito i bambini sono soliti portare delle arance, legate ad un ramoscello, per farle benedire presso la fontana.

Le arance racchiudono in sé diversi significati: dalla rinascita della natura dopo il gelido periodo invernale, alla fecondità e all’amore - si ricordi, infatti, il mito di Giunone, moglie di Giove, la cui dote consistette in un giardino di aranci, tanto prezioso da essere sorvegliato dalle ninfe Esperidi (da cui il termine esperidi dato a tutti i frutti degli agrumi).

La forma sferica delle arance suggerisce l’idea di un centro da cui tutto può nascere, crescere ed espandersi.

Un po’ la parabola di questa comunità, che seppe reinventarsi da zero in una terra sconosciuta, senza mai dimenticare le proprie origini ma, anzi, impegnandosi a celebrarle con orgoglio, nei secoli successivi.


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