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La fortunata bottega di Domenico Gagini, uno scultore ticinese a Palermo

In questo breve articolo parliamo della vita e di alcune delle opere di Domenico Gagini, padre di Antonello. Dal Ticino, dopo importanti esperienze a Genova e a Napoli, passa a Palermo, dove aprirà una bottega di successo, tra necessità commerciali e spinte creative.


I primi anni, tra Genova e Napoli

Domenico Gagini nasce a Bissone, sul lago di Lugano, intorno alla metà del terzo decennio del XV secolo e si forma a Firenze presso il Brunelleschi.

Già nel 1448 dà prova delle sue capacità in due diverse e impegnative imprese decorative.

Innanzitutto con la decorazione plastica del prospetto esterno della cappella di San Giovanni Evangelista, ambiente laterale della navata sinistra della cattedrale del Duomo di Genova, commissionata dalla Confraternita di San Giovanni Battista per ospitare le reliquie del patrono della città.


Successivamente è a Napoli, impegnato, assieme ad altri scultori, con l'Arco di trionfo di Alfonso d'Aragona in Castelnuovo, lavoro poi interrotto nel 1458 per la morte di Alfonso il Magnanimo. In essi aveva avuto un ruolo preponderante Francesco Laurana, col quale più tardi si sarebbe trovato in concorrenza in Sicilia.

Al gran cantiere aragonese Domenico dà il suo maggior contributo con la bella statua della Temperanza nella quale, come già nella decorazione della cappella genovese, aveva manifestato quella sensibilità pittorica e quel modo di impreziosire e rendere gradevoli le immagini che si ritroveranno nelle sue prime Madonne col Bambino.


In Sicilia

Proprio all'aspetto gradevole delle sue opere e particolarmente delle manierate Madonne, ben gradite ai fedeli e ai parroci di provincia - di cui riuscivano a soddisfare la popolaresca religiosità, con la loro mite dolcezza - si deve il rapido e ampio consenso riscosso in Sicilia.

Si stabilisce qui nel 1463, a Palermo, dove apre una bottega che, alla sua morte, sarà poi presa in mano dal figlio Antonello, nel settembre del 1492.

Traspare una personalità artistica compiutamente formata, grazie alla quale domina il panorama della scultura nell'isola, benché spesso limitata dalla routine del redditizio lavoro di una bottega troppo piena di aiuti e collaboratori.


In essa infatti, per soddisfare le sempre più numerose richieste da ogni parte dell'isola,  aveva organizzato una sorta di lavorazione in serie con la quale metteva i committenti in grado di scegliere, fra le statue già abbozzate, quella più gradita, che lo stesso Domenico s'impegnava a rifinire personalmente e a consegnare nel giro di pochi giorni.


Opere maggiori

Tra le sue opere più importanti dal momento del suo arrivo nell'isola abbiamo il San Giuliano Ospitatore, già nella Chiesa Madre di Salemi distrutta dal sisma del 1968 e ora nel locale Museo Civico, databile intorno al 1464 per analogia con l’elegante fonte battesimale della stessa chiesa, commissionato nel dicembre del 1463 e che porta iscritta la data dell'anno successivo.


Per quanto riguarda le innumerevoli statue di Madonne uscite dalla sua bottega vanno citate le delicatamente pensose Madonne del Municipio di Licata (1470) e della chiesa di Santa Maria della Porta di Geraci Siculo (1475), alle quali seguono le due delle Chiese Madri di Marsala e di Salemi, e la Madonna del Soccorso della cappella Alliata in San Francesco d'Assisi a Palermo fino a quelle più manierate del Duomo di Siracusa e della Galleria Regionale di Palermo.


Nel corso del tempo si può cogliere un processo involutivo dovuto al grande impegno costituito dall'intensa commercializzazione della sua attività, che priva dei contatti con la cultura figurativa che andava evolvendosi nel resto d'Italia. Ne deriva una mancanza di aggiornamento da cui si ha una staticità culturale e artistica.


Altre opere post bottega

Quando riesce ad affrancarsi dal peso della bottega, Domenico è ancora in grado di lavorare personalmente a dei notevoli complessi scultorei in cui appare evidente la sua esperta manualità, come in quel che resta dei tre monumenti funebri che sono tra le sue opere migliori: il Sarcofago di Antonio Grignano, della Chiesa Madre di Marsala, con la impreziosita raffigurazione nella parte anteriore della Morte della Vergine, la complessa e rovinata Arca di San Gandolfo a Polizzi Generosa con le Scene della vita del Santo e il Monumento funebre del vescovo Giovanni Montaperto (1485) della Chiesa Madre di Mazara del Vallo.


La maestranza dei marmorari e muraturi

Nel 1487 il crescente interesse per le opere di scultura conseguente all'affermazione della bottega di Domenico Gagini porta alla costituzione della maestranza dei «marmorari e muraturi».

Sarà un sodalizio di breve durata, che non si protrarrà oltre la fine del secolo, forse soprattutto perché dopo la morte di Domenico vengono meno le ragioni dell'accordo con i muraturi, ancora legati alla tradizione del cantiere di ascendenza medievale e alla concezione della scultura come arte meccanica, quando essa era già assunta, pur con ritardo rispetto alla pittura, fra le arti liberali.


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